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UMBERTO GALIMBERTI - In dialogo con Platone sulle cose dell'amore

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IN DIALOGO CON PLATONE SULLE COSE DELL'AMORE

Il filosofo, partendo dal più vertiginoso dei dialoghi di Platone che mette in tensione l’ordine della ragione con l’abisso della follia, presenta Amore come mediatore tra l’uno e l’altro mondo perché ha il compito di interpretare i messaggi della follia inaccessibili alla ragione e le parole della ragione incomprensibili alla follia.

Al centro dello spettacolo Amore, il grande protagonista del dialogo di Platone, in cui i partecipanti a un banchetto, o meglio a un Simposio, tra i quali anche Socrate, sono chiamati a confrontarsi proprio su Eros, principio filosofico e vera e propria divinità nel mondo dell’antica Grecia. E il ritratto di Amore che ne esce è potente e sorprendente. Dimentichiamoci il concetto di ‘amore platonico’ cui siamo soliti riferirci nel linguaggio comune. Come dice Umberto Galimberti, l’amore platonico non è guardarsi negli occhi, al contrario: è nell’unione fisica, dice il Simposio, che sta la più perfetta realizzazione dell’uomo.

“L’amore non è bello né buono”, rivela la sacerdotessa Diotima a Socrate. È al di là di tutto ciò. Concepito, stando a una particolare genealogia mitologica, durante i festeggiamenti per la nascita di Afrodite da Penia, ossia la Povertà, e da Poros, termine greco che significa letteralmente ‘via’, Eros nasce dal desiderio di qualcosa che manca e dalla via che può essere seguita per raggiungerlo. Amore ha dunque in sé tutta la potenza creatrice e rivoluzionaria del desiderio (una forza che, dice a un certo punto Galimberti, rischia di andare perduta nel mondo contemporaneo, in cui ogni desiderio viene anticipato e in cui, per esempio, regaliamo ai bambini imponenti quantità di giocattoli ancor prima che li possano desiderare).

Ma Amore, rivela Socrate, è soprattutto un intermediario – in greco viene utilizzata la parola metaxù – tra mortali e immortali, un mediatore tra uomini e divinità, tra ragione e follia. La follia è quella del mondo degli dei, in cui tutto è mescolato, “giorno e notte, inverno e estate, guerra e pace, sazietà e fame”, come dice il filosofo Eraclito. La ragione, invece, è prerogativa dell’uomo, è quel principio di non contraddizione su cui, per lo stesso Platone, deve fondarsi l’ordine della civiltà umana. Eppure Platone dice anche che ogni uomo ha la possibilità di entrare nel mondo divino della follia, la parte più insondabile dell’anima, spiega Galimberti, quella che tuttora trova espressione nella dimensione più creativa di ognuno di noi, nei sogni notturni per esempio, oppure nell’arte. La persona amata rappresenta la via d’accesso e di uscita a questo mondo: l’Amore, spiega il filosofo, non avviene “tra me e te, ma, grazie a te, tra la mia ragione e l´abisso della mia follia”.

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