Teatro
Per parlare di felicità bisogna fare un salto indietro, è necessario capirne la storia, la sua concezione e il movente, o motore, che spinge l’uomo nella sua costante ricerca. E’ in questo contesto che Umberto Galimberti, nel suo corso on demand di Feltrinelli Education, dedica una lezione all’evoluzione della ricerca della felicità. Una linea del tempo che inizia dalla visione tragica del mondo greco, i quali sostenevano che una volta sopraggiunto il dolore è bene affrontarlo e non mostrarlo, impostazione confluita nella tragedia e nel pensiero di Aristotele, dove la felicità è una meta irraggiungibile ed è il fine ultimo della vita; proseguendo con l’ottimismo cristiano, un vero cambio di prospettiva dove si afferma un’eternità della vita, la quale porta un effetto sulla concezione del tempo inteso nel senso di passato, presente e futuro e anche alla conoscenza dei termini di infelicità e mortificazione.
L'arrivo dell’età del mercato e della tecnica, elementi che rendono difficile il conseguimento della felicità. Il mercato ha spostato la felicità verso il possesso materiale aprendo nella nostra società la via del nichilismo, grazie alla moda e alla pubblicità; la tecnica invece è espressione suprema della razionalità e si esprime attraverso l’efficienza e la produttività privando l’uomo della sua capacità di essere irrazionale. Il dominio di questi due elementi ha portato ad un forte aumento della depressione che con il passare dei decenni è passata dall’essere legata al senso di colpa all’essere associata al senso di inadeguatezza.